
Framura, La Spezia
La scorsa estate ho conosciuto Paola Leonardi e con lei il territorio di Framura. Ci siamo incontrate per realizzare un libro in ricordo di Gianni, suo compagno di vita per trent’anni.
Paola è sociologia e psicoterapeuta e da più di vent’anni si è trasferita da Piacenza a Framura. Una scelta di vita condivisa con Gianni Lodi, sociologo e insegnante di yoga, artista, che in questa casa sul mare aveva appunto cominciato la sua attività artistica basata sul riutilizzo dei materiali portati dal mare sulla spiaggia.
Questa casa, che era solo di Gianni, era per lui un luogo di meditazione, di creazione, ma allo stesso tempo di condivisione e apertura verso il mondo.



La casa è inscindibilmente legata al territorio in cui si trova, Framura, ai confini della provincia spezzina. Un territorio difficile da raggiungere, aspro, chiuso in un’insenatura che ne enfatizza la sensazione di isolamento, ma che si apre su un mare bellissimo.
L’impressione è quella di vivere un tempo sospeso, dimenticato, con la natura intorno che ti sovrasta e ti abbraccia al tempo stesso e con il sole caldo sempre addosso.
Un territorio tipicamente ligure che ha mantenuto ancora la sua autenticità.
Insieme a Paola tanti amici hanno partecipato al progetto del libro. Per tutti il modo migliore per raccontare chi fosse Gianni era cominciando con le immagini e la storia della sua casa sul mare.
Come ha scritto Raffaella Fontanarossa “la sua casa è come un manifesto di vita dove le scelte estetiche sono messaggio etico: di costante ricerca, di eliminazione del superfluo, di essenzialità. La poetica delle sue sculture estesa alla casa, alla vita. E viceversa”.
“Una casa tipica dell’architettura rurale, disposta su tre piani, il giardino a terrazza sul mare, anch’esso sbalzato su livelli diversi. Da una parte e dall’altra, in continuità e senza confini tracciati, solo accennati, altre case strette, altri orti brulli, magri e ossuti.
E il giardino che diventa laboratorio dove accumulare gli oggetti restituiti dalla spiaggia di Framura e trasformarli in arte”.




L’arte di Gianni è in ogni spazio della casa. Non solo legni, ma anche, come racconta Enrico Formica “conchiglie, carcasse di piccoli animali, ossi di seppia e soprattutto scarti dell’attività umana sul mare: abiti, accessori, giocattoli, salvagenti, teli, corde, ferro e lamiere, recipienti di plastica di ogni tipo e dimensione, pezzi di gomma e di ceramica, e così via.
Carichi di ignote storie, consunti e sporchi di petrolio, levigati in forme strane, gli oggetti hanno attirato l’attenzione di Gianni fino a generare in lui la scintilla creativa dell’arte”.


scriveva Gianni: “non so dove mi porteranno la struggente bellezza dei legni levigati, l’abbagliante colore delle sartie, l’aspra superficie dei teli consunti, l’ambiguo profilo di una scarpa spaiata. Mi affido al linguaggio allusivo di questi materiali: ascolto invece di parlare…”

È sorprendente come Gianni abbia conservato e vissuto questa casa nella sua veste spartana e originaria, ma per questo ancora più bella.
La cucina in particolare ha suscitato in me meraviglia. Quasi come una grotta, il vecchio pavimento in cotto e pietra a spacco, le stratificazioni degli intonaci che non resistono alla salsedine, il soffitto con le travi a vista dipinte di bianco per portare un po’ di luce nell’ambiente che, anche se in comunicazione con il giardino, è il più buio della casa.
La commistione di oggetti, mobili e opere di Gianni rende lo spazio immersivo e ricco di suggestioni che rimandano a tempi e storie passate. E ha il sapore del mare.


Non è facile abitare in un luogo così isolato e in una casa lontana dall’immaginario comune in cui mancano molte comodità a cui siamo abituati, in cui la fatica è fedele compagna. Ma ho percepito quella sensazione positiva di eliminazione delle cose non necessarie che era alla base della ricerca di Gianni.
Allo stesso tempo quel sentimento di recupero e riuso, nel senso di non sprecare e dare valore a ogni cosa, tipico della cultura contadina con cui era cresciuto Gianni, e con cui sono cresciuta anch’io. La casa svuotata del superfluo ma densa dell’arte di Gianni.



Paola, adesso, vorrebbe che “casa Lodi” diventasse, come voleva Gianni, uno spazio per l’arte, in cui altri artisti possano sviluppare progetti e attività culturali attraverso residenze e incontri. Una casa d’artista a disposizione di chi vorrà abitarla o semplicemente visitarla.
Grazie a Paola per avermi accolta con amicizia nella sua casa a Framura, grazie a Raffaella Fontanarossa ed Enrico Formica per avermi coinvolta nel progetto del libro dedicato a Gianni.
Foto: Roberto Buratta